Bonaccorsi, la Costanza è finita

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LA CANOA azzurra perde il suo pezzo forte. Costanza Bonaccorsi, la ventiduenne discesista della Comunali Firenze, all’apice di una carriera strepitosa, pluricampionessa italiana, europea e mondiale, ha infatti deciso di appendere la pagaia al chiodo, costretta a scegliere fra uno sport ricco di fascino ma povero di attenzioni e di sponsor e un lavoro di educatrice che l’affascina ma la impegna moltissimo.

 

E’ un peccato, ancora giovanissima e con un futuro radioso davanti, non vederla più gareggiare sulle acque mosse di tutto il mondo ma rimarrà comunque nella storia come la più forte discesista italiana di tutti i tempi, con 20 medaglie iridate ed europee conquistate nelle categorie giovanili e in quella assoluta, ed una trentina di titoli italiani. Nonché finalista ai ‘World Paddle Awards’, gli Oscar della canoa mondiale; unica nella storia della canoa azzurra ad aver avuto la nomination per questo prestigioso premio.

 

Una decisione che è giunta a sorpresa spiazzando un po’ tutti. Non è possibile che ci ripensi?
«No. Ci ho riflettuto a lungo ed ho sofferto prima di decidere. Ma il problema esisteva già da tempo, è una nota dolente: di canoa non si può vivere e così ho preferito dire ‘basta’ e dedicarmi al lavoro».

 

Di che cosa si occupa?
«Presto servizio in due strutture di accoglienza per immigrati adulti, a Firenze in zona Careggi e a Fiesole. Mi sento attratta da questo tipo di lavoro che avevo già intrapreso dopo il diploma di agraria con il servizio civile prestato in un centro per minori non accompagnati».

 

Non ha mai sperato di poter entrare come atleta in un Ente militare?

«Ci fu tempo fa un interessamento da parte della Marina ma non ne è stato fatto niente anche perché non me la sentivo di andar via da Firenze».

 

Quali sono i ricordi più belli della sua folgorante carriera?
«Ce ne sono moltissimi, rivivo con emozione quasi tutto: dalle mie gare di esordio ai due mondiali assoluti vinti nel 2014 e nel 2015 regalando all’Italia un risultato mai ottenuto prima da una donna nella storia della canoa azzurra. Indimenticabili anche i due ori iridati under 23 e il titolo continentale conquistato anche questo nel 2015. Ricordo però con una certa amarezza anche l’argento europeo vinto da junior, a soli 12 centesimi dall’oro».

 

Che cosa le manca di più?
«Il mondo della canoa era entrato a far parte della mia vita, avevo iniziato a 10 anni seguendo i miei fratelli Niccolò e Lapo che la praticavano già a buon livello e non avevo più smesso. Sento nostalgia delle gare, dei raduni, dei compagni e del rapporto con Niccolò Pandolfini, da sempre il mio allenatore col quale mi sentivo tutti i giorni».
Franco Morabito – La Nazione